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LE ORIGINI DELLA FIERA DELLE GRAZIE

Le origini della Fiera delle Grazie è un'opera scritta da Paola Artoni, che ci guida attraverso la lunga e affascinante storia di uno degli eventi più emblematici della tradizione mantovana. Con uno stile ricco di dettagli e immagini vivide, l'autrice racconta come la Fiera dell'Assunta, nata nel lontano 1425 grazie alla volontà di Gianfrancesco Gonzaga, si sia evoluta nel corso dei secoli da una semplice manifestazione commerciale in un'importante celebrazione che unisce il sacro e il profano. La narrazione si snoda tra episodi storici, curiosità, evoluzioni sociali ed economiche, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la fiera, pur cambiando aspetto, continua a rappresentare un evento di grande significato per la comunità. Il racconto di Artoni non solo offre una panoramica storica accurata, ma invita anche il lettore a riflettere sull'importanza delle tradizioni locali nel preservare l'identità culturale di una comunità.
 

Le origini della Fiera delle Grazie di Paola Artoni

I suoni: una mescolanza indescrivibile di passi di uomini e di animali, rosari e inni mariani, moti di spirito dialettali, richiami di imbonitori e voci squillanti di bambini... Gli odori: una miscela di vapori creata dalla folla accaldata dalla calura d'agosto, il letame degli animali, i profumi provenienti dalle cucine delle locande che preparano pane e cotechino, l'aroma dolciastro dello zucchero a velo e delle mandorle nei banchetti dei dolci, la polvere delle strade sollevata da migliaia di suole... Da secoli uomini e donne, a piedi o a cavallo, sui carri prima e sulle auto poi, in tram o in autobus, in bici o in barca, si danno appuntamento a Grazie per la fiera dell'Assunta nel ferragosto mantovano, tra sacro e profano. Il borgo accoglie, ora come un tempo, la folla proveniente dal territorio ma anche dalle province vicine, in quel crocicchio che, appena fuori di Mantova, segna la via da una parte verso il Garda e dall'altra verso il Cremonese, via di terra e via d'acqua che nell'agricoltura ha espresso la sua civiltà più autenticamente virgiliana. La Fiera dell'Assunta ha un certificato di nascita che attesta come tutto sia partito da quell'11 agosto 1425, data di una grida firmata da Gianfrancesco Gonzaga, capitano del popolo, ma che senz'altro attesta un fenomeno già esistente attorno al santuario, consacrato nel 1406 e retto dai Francescani. Si stabilisce, fin da allora, che il 14 e 15 agosto a Grazie, in concomitanza con la festività mariana di mezza estate, si svolga una fiera dove si possono comprare generi di prima necessità (come vino, pane, carne cotta e cruda) senza pagare il consueto dazio. Se nell'immaginario del Gonzaga verosimilmente non si poteva prevedere il successo ultracentenario di questa fiera, nei documenti si rincorrono dettagli che testimoniano come questa fosse diventasse da subito un'occasione di incontri e di commerci ben oltre i confini del Mantovano, tanto che nel 1461 si arrivò a tutelare i prodotti locali distinguendoli da quelli forestieri. La continuità della manifestazione è garantita nel tempo, fatto salvo che per le sospensioni di carattere sanitario, come per le pestilenze del 1469, 1523, 1529, 1555-1556, 1630, o nelle occasioni particolari (nel 1509 Isabella dispone che non si faccia perché il marito Francesco II è prigioniero dei veneziani e, ad esempio, nel 1540 si organizza un'edizione a lutto, ovvero senza balli, per la morte del duca Federico II). La tradizione è ben radicata, tanto che i tentativi di cambiare data vengono bloccati subito dopo il 1530, anno in cui si farà l'8 settembre - Natività di Maria, per non sovrapporsi alla Fiera di Gonzaga. La sicurezza pubblica viene controllata sin dalle origini, ad esempio dal 1488 si trova il divieto di portare con sé le armi, mentre, al tempo stesso, i commerci crescevano: dal 1499 era infatti possibile trattare non solamente cibo ma anche altre merci relative al lavoro, alla casa e alla persona. Dal 1563 il duca Guglielmo, che aveva esteso l'edizione a nove giorni, permetteva di commerciare anche stoffe di lusso, frutto della manifattura tessile e della coltivazione dei bachi da seta. A fronte di una crescita dei frequentatori nel 1563 il padre guardiano del santuario, fra Paolo della Volta, dispone che venga eretto un portico con cinquantadue arcate, tale da potere garantire l'accoglienza dei pellegrini che, con i loro animali, potevano dissetarsi alla fontana voluta dal duca Federico II. Nella fase gonzaghesca la fiera cresce a tal punto da diventare la prima non solamente tra quelle del Mantovano ma di tutta l'area lombarda, tanto che nel 1652, al tempo di Carlo II Gonzaga Nevers, ovvero in anticipo verso altre città che le realizzeranno solamente negli anni Settanta del Settecento, si costruiscono delle strutture in muratura che accoglieranno le botteghe. Nel 1678 la piazza di Grazie ne ospiterà ben 186, segno tangibile dell'importanza dei commerci, patrimonio che gli Austriaci, dominanti a Mantova dal 1707, non potranno ignorare. Nel 1708 l'imperatore Giuseppe I conferma infatti la fiera per otto giorni e così faranno anche Maria Teresa d'Austria e Leopoldo II. In particolare l'imperatrice darà un ulteriore impulso agli scambi prevedendo dei benefici concreti per l'agricoltura e il commercio e favorendo l'industria della seta. I controlli sanitari proseguiranno e alcune edizioni non si faranno per evitare i contagi tra bovini (nel 1714, 1721-22). Da parte loro i Francesi (nel Mantovano dal 1797), pur intenzionati a proseguire la fiera, dovranno disporre la sospensione a causa dell'afta epizootica fino al 1801. Anche a seguito di un tragico naufragio, avvenuto nel 1789, nel quale persero la vita ventitré pellegrini, in quegli anni delle significative attenzioni vengono rivolte anche ai trasporti via acqua, con l'introduzione di controlli relativi alle capacità di carico delle barche e all'idoneità dei barcaioli. Con il ritorno degli Austriaci, nel 1814, continua la fiera (salvo le edizioni del 1817, sospesa per motivi sanitari, e quella del 1859, impedita dalla Seconda Guerra d'Indipendenza) e proseguono le disposizioni per rendere più sicuro il trasporto fluviale e via terra, in questo secondo caso con un regolamento specifico per i conduttori dei carri e per i cavalieri. Quando nel 1866 anche Mantova e le province venete saranno italiane la fiera non conoscerà sosta - ad esclusione del 1873 per motivi sanitari, del triennio 1914 al 1916, a causa della Prima Guerra Mondiale, e della tragica estate delle bombe del 1944 - e sarà una presenza costante della vita dei mantovani e non solo fino ai giorni nostri. Sarà luogo di festa e di lode speciale alla Vergine per la fine della Seconda Guerra Mondiale quando, nel 1945, arriveranno a Grazie centomila persone in tre giorni e, con loro, anche millecinquecento cavalli e trecentocinquanta bovini. Al mutare del contesto economico, via via, anche la fiera cambierà aspetto e l'impronta rurale volgerà la sua attenzione dal bestiame alle macchine agricole e industriali. Dopo il boom degli anni Sessanta, tuttavia questo porterà velocemente verso la crisi degli inizi anni Settanta. Con il tramonto di questo tipo di mercato anche la fiera stava seguendo la medesima sorte ma, proprio nel momento del declino, ecco la svolta: nel 1973 l'invenzione dell'incontro dei Madonnari, con l'unione delle forze locali, dell'amministrazione e dei volontari della proloco, risolleva le sorti e regala alla fiera una spinta vitale che tuttora resiste nel tempo e che accompagna pellegrini e turisti sulla via del Sacro, tra tradizione e nuove energie.