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I MADONNARI A GRAZIE

Il documento che segue, intitolato I Madonnari a Grazie: Appunti per una storia del primo concorso al mondo di pittura su asfalto, è un approfondito studio di Paola Artoni che racconta la tradizione e l'evoluzione dell'arte madonnara, con un focus particolare sulla prima edizione del concorso di pittura su asfalto che si è tenuto a Grazie di Curtatone (MN). Artoni esplora la nascita e la crescita di questa forma d'arte, radicata nella cultura popolare e sacra, descrivendo con ricchezza di dettagli sia la tecnica degli artisti che l'impatto culturale di un evento che ha contribuito a preservare e valorizzare una pratica artistica tradizionale. Il testo offre una panoramica che va dalle origini della manifestazione fino agli sviluppi più recenti, sottolineando la sua importanza nella storia dell'arte di strada e nel contesto mantovano.

I Madonnari a Grazie

Appunti per una storia del primo concorso al mondo di pittura su asfalto
Paola Artoni

Se si avesse la possibilità di sorvolare il borgo di Grazie tra il 14 e il 15 agosto si potrebbe contemplare un angolo di luminosa bellezza della terra mantovana. Il complesso monumentale del santuario mariano ci apparirebbe color terracotta, adagiato sull’ansa del fiume Mincio laddove il corso d’acqua si riposa, diventa un lago e, in quel particolare momento dell’anno, si tinge con il rosa dei fiori di loto. In quello sguardo il Santuario ci sembrerebbe abbracciare la piazza sino a diventare un tutt’uno con essa e il sagrato ci darebbe la sensazione di essere entrato all’interno del tempio. La visione aerea, se si vuole rimando simbolico e memento della festività dell’Assunzione della Vergine, richiederebbe a questo punto di lasciare il cielo e il silenzio di questa contemplazione per scendere a terra nel brulichio del popolo che qui converge da paesi e città in un rito sacro e profano al tempo stesso. Giunti sul sagrato ci troveremmo a calpestare non la terra battuta che aveva impolverato i passi dei nostri avi nei loro secolari pellegrinaggi ma bensì un piazzale asfaltato popolato da centinaia di artisti al lavoro con polveri colorate e pastelli stesi con gli strumenti più antichi che l’uomo ha a disposizione: le proprie mani.
È un’esperienza indimenticabile potere giungere a Grazie il 14 agosto, quando il cielo d’estate all’imbrunire accoglie i madonnari e diventa il preludio a una notte speciale. Il lavoro proseguirà infatti sino all’alba, tra i bisbigli e le voci sempre più forti dei pellegrini che arriveranno a Grazie a piedi e in bicicletta per assistere alle funzioni solenni della festività dell’Assunta. La fatica dei madonnari non si fermerà neppure sotto il sole più intenso del mezzogiorno e si concluderà solamente al tramonto, così come era iniziata il giorno precedente. A quel punto gli artisti lasceranno le loro piazzole, la giuria esprimerà il proprio verdetto ufficiale e la folla continuerà a esprimere ad alta voce le proprie preferenze.

Madonnari: nel nome il senso di un significato
È a Grazie di Curtatone (MN) dove per la prima volta i pittori di strada sono stati chiamati ufficialmente “madonnari” (la definizione di “madonnari” era utilizzata nel mantovano anche per indicare coloro che erano addetti alla vendita degli oggetti religiosi e dei santini. Ancora diversa è la denominazione dei “madoneri” con la quale si usa indicare i pittori di icone greco-bizantini), e dove l'arte madonnara ha trovato un largo confronto su ciò che la caratterizza. Innanzitutto l'arte dei madonnari è arte sacra e si ispira alla tradizione cristiana, “sacra” (con il termine “sacro” si rimanda al significato di sakros, che in latino arcaico, a sua volta ripreso dal greco, indica ciò che è dedicato alla divinità e al suo culto. Non è una specifica senza conto poiché esistono nel mondo molte espressioni di arte sacra ma che fanno riferimento ad altre religioni.) quindi per il tema che i pittori di strada sviluppano ma anche per il “sacrificio” che essi stessi compiono nel dipingere, chini sull’asfalto, sfumando i colori con i polpastrelli. In secondo luogo è un'arte popolare e per i suoi caratteri (l'essenzialità delle linee e dei colori, la stilizzazione delle forme) è immediatamente compresa e amata dal pubblico (I dipinti dei madonnari appartengono alla tipologia di arte sacra popolare cristiana al pari dei presepi, delle statue delle Madonne vestite, delle croci con i simboli della Passione, delle santelle e degli ex voto per grazia ricevuta. Va specificato che ai madonnari è richiesta l'adesione al tema senza alcuna “professione di fede” individuale, ed è per questo che sulla piazza si sono trovati a lavorare anche artisti di religioni diverse da quella cristiana). Infine l’arte dei madonnari è un’arte “effimera” (Il termine deriva dal latino tardo ephemerus e significa ciò “che dura un solo giorno”), con dipinti realizzati con povertà di mezzi, in balia degli agenti atmosferici, sottoposti ai capricci del clima e degli acquazzoni estivi (Nella tipologia di arte sacra e popolare di tradizione cattolica vi sono le infiorate mentre per, quanto riguarda altre culture e religioni, si trovano dei punti di contatto con i kolam indiani (linee di polvere di riso stese a mano dalle donne su un terreno preparato con una miscela di letame bovino e acqua che, secondo la tradizione, purifica il luogo), i dipinti di sabbia dei Navajo e i mandala di sabbia tibetani, la cui distruzione è una cerimonia rituale precisa, con la sabbia utilizzata che viene rilasciata nella natura).
I madonnari al lavoro tracciano i loro lavori con carboncini, gessetti, polveri colorate e rivolgono uno sguardo speciale al santuario della Beata Vergine. Non è certo un caso che il volto dell'icona mariana conservata all’interno del Santuario, una Madre dolcissima che stringe il Bambino tra le braccia, sia spesso protagonista dei dipinti, così come le architetture del tempio, iniziato nel 1399 e consacrato nel 1406 per volere dei Gonzaga come ex voto per la fine della peste, vengano tracciate sull'asfalto come fondale delle scene sacre rappresentate (Anche nel santuario, oggetto del contributo di Paolo Bertelli pubblicato in questa sede, vi sono delle espressioni di arte effimera, sacra e popolare, basti pensare alle statue polimateriche che sono collocate sulle nicchie della grande impalcatura lignea addossata alle pareti della navata. Le statue, realizzate in materiali poveri come la tela gessata e dipinta, sono imbottite di bambagia e rappresentano tutta l’umanità: il papa, l’imperatore, i principi e le principesse ma anche guerrieri e condannati a morte che hanno ricevuto la salvezza invocando la Vergine. L’impalcatura lignea è inoltre ricoperta da ex voto anatomici (rappresentanti mani, piedi, seni e bubboni) realizzati in cera.). Un altro celebre ex voto spesso raffigurato nei dipinti dei madonnari è il coccodrillo di Grazie, un rettile imbalsamato da secoli appeso alle volte della navata del santuario, simbolo del demonio sconfitto dalla Vergine.

Breve cronistoria: dalle origini a oggi
Era il 1973 quando, nel contesto delle iniziative promosse dall'Ente Provinciale del Turismo di Mantova, il Comune di Curtatone e la Pro Loco (che già in occasione della fiera delle Grazie organizzava la rassegna di pittura religiosa “Ubi Caritas”), diede vita all'Incontro dei madonnari ( Inizialmente il concorso è chiamato “Incontro Nazionale dei madonnari Premio Gessetti d'Oro”, in seguito sarà denominato “Incontro Nazionale dei madonnari”) con il sostegno della giornalista mantovana Maria Grazia Fringuellini, dell'esperto di folclore Gilberto Boschesi e con la partecipazione a quella prima edizione di figure note al grande pubblico quali il giornalista televisivo Enzo Tortora e Dino Villani, geniale inventore di manifestazioni popolari quali la Festa della mamma e Miss Italia (Il concorso del 1973 era riservato ai pittori popolari, naif compresi, e si chiedeva espressamente che i soggetti fossero a carattere religioso. L’appuntamento viene fissato per il 15 agosto, festa dell’Assunta, a partire dalle ore 9, e da regolamento si stabilisce che non si possano eseguire più di due opere in mattinata. Alle ore 16 si assegnano il gessetto d’oro, d’argento e di peltro. In questi ultimi anni il concorso è stato ampliato poiché i madonnari iniziano a lavorare al tramonto del 14 agosto e 24 ore dopo vengono premiati). Se la più antica foto di un pittore di strada italiano sino ad ora conosciuta risale al 1921 e ritrae Franz Klammer della Val Sarentino (Bolzano) e se alcune vecchie foto documentano il lavoro dei pittori di strada impegnati nella raffigurazione dei santi patroni realizzate in occasioni delle feste tradizionali dell’Italia del Sud, va detto che mai prima del 1973 era stato organizzato alcun raduno di questo tipo e che la piazza di Grazie può vantare un vero e proprio primato in tale senso. Il concorso ha quindi avuto anche il merito di salvare un tipo di arte che era destinato a finire e di sdoganare finalmente un tipo di pittura che era spesso censurata come “accattonaggio”. Come era prevedibile, sin dalla prima edizione, si sono affermati i madonnari pugliesi, forti di una tradizione consolidata che li vedeva lavorare in occasione delle festività. Tra i nomi di chi ha scritto la storia del concorso vi sono il primo Gessetto d’oro Francesco Prisciandaro (1922-2008) di Bari Palese, pluripremiato negli anni Settanta, memorabile per il temperamento sanguigno, ma anche Domenico Morgese, Grillo, Picci. 
La nuova generazione che si afferma subito dopo è guidata da Flavio Sirio, che dominerà la piazza anche negli anni Ottanta e Novanta con soggetti amatissimi dal pubblico come il Crocefisso di Dalì, la Madonna della Seggiola di Raffaello e il volto del Gesù di Nazareth di Zeffirelli, e che animerà un'importante scuola di arte del gessetto con allievi destinati a primeggiare sulla piazza negli anni successivi. Nel 1985 per la prima volta c’è la suddivisione dei madonnari in tre categorie (Maestri, Qualificati, Semplici). In gara primeggia Domenico Morgese di Bari, la cui presenza è fortemente simbolica e rappresenta la piazza di Grazie così come era negli anni Ottanta, ovvero un incontro tra la scuola tradizionale (che, come detto, nei rappresentanti pugliesi aveva avuto le sue espressioni più forti) e le innovazioni date dai giovani formati nelle accademie, provengono da tutta Europa e dagli Stati Uniti. Tra tutti emergono il talento e la tecnica dello statunitense Kurt Wenner, profondo conoscitore dell'arte italiana rinascimentale e manierista che applica i segreti degli effetti prospettici anamorfici alla pittura su asfalto e regala l'illusione di sapere “bucare” l’asfalto (I suoi lavori sono considerati tra i primi esempi di quella che oggi, a distanza di trent'anni è un'arte universalmente diffusa e conosciuta dalla street art come arte in 3D. Mi permetto di rimandare al catalogo della mostra allestita nel 2002 nel Museo d'Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti intitolata Kurt Wenner. Master Artist, da me curata e con un testo di Paolo Bertelli). Allo stesso Wenner sarà affidato il compito di progettare un immenso dipinto (25x5 metri), realizzato da un team di oltre trenta madonnari, in occasione della visita a Mantova del papa, futuro santo, Giovanni Paolo II, nel giugno 1991. Il Giudizio Universale viene talmente apprezzato dal papa da essere siglato dallo stesso pontefice e con quel semplice gesto l'arte È questo un riconoscimento pubblico e ufficiale per i madonnari, che sino a quel momento avevano avuto molti problemi a farsi accettare nelle piazze. Dopo questo simbolico spartiacque il concorso vede man mano affermarsi una nuova generazione di pittori dell’asfalto, soprattutto donne: la prima maestra madonnara è la piemontese Anna Durando mentre la prima maestra madonnara mantovana è Cristina Cottarelli, apripista per le ragazzine che saranno le maestre madonnare dal 2000 in poi. Negli anni più recenti si è infatti confermato ciò che si era presentato alla fine degli anni Novanta, ovvero la tendenza sempre più marcata del concorso ad essere internazionale e la presenza sui gradini più alti del podio delle donne.

I materiali e le tecniche
L’arte dei madonnari è effimera, ovvero prevede l’utilizzo di materiali che non sono destinati a durare nel tempo (Se dovessimo indicare un'analoga arte che sintetizzi in sé i caratteri dell'arte effimera, sacra e popolare potremmo fare riferimento nel contesto cristiano alle infiorate mentre per, quanto riguarda altre culture, si trovano dei punti di contatto con i kolam indiani (linee di polvere di riso stese a mano dalle donne), i dipinti di sabbia dei Navajo e i mandala di sabbia tibetani, la cui distruzione è una cerimonia rituale precisa, con la sabbia utilizzata che viene rilasciata nella natura). Gli artisti dipingono su un supporto di asfalto, bituminoso, granuloso e molto ruvido al tatto, stendendo il colore con i polpastrelli. Non è ammessa alcuna preparazione dello sfondo se non una velatura di pigmento in polvere, al massimo acqua e zucchero, talvolta anche birra, per fare “aggrappare” meglio il colore. I madonnari spesso realizzano il disegno preparatorio con l’aiuto di una quadrettatura, che permette loro di realizzare la copia in scala maggiore rispetto al bozzetto al quale si ispirano, mentre i più esperti tra di loro eseguono il disegno a mano libera. Il disegno viene tracciato con delle sanguigne o dei pastelli di colore bruno, dopodiché si procede alla stesura del colore con pastelli colorati. Sia i pastelli in commercio sia i “gessetti” realizzati artigianalmente prevedono una ricetta-base nella quale la cera d’api e la gomma vengono emulsionate e miscelate con i pigmenti in polvere, in modo da ottenere una vasta gamma cromatica. Alla conclusione del lavoro solitamente non viene steso alcun fissativo.
Nella zona mantovana e bresciana in origine i materiali della pittura dei madonnari erano terre colorate e sassi del Lago. Ugo Bonsio, detto il “madonnaro del Garda”, tracciava i suoi popolari volti di Papa Giovanni XXIII proprio con questi umili mezzi, e Andrea Mariano Bottoli, testimone del lavoro di Bonsio, gli ha dedicato un'opera di propria invenzione realizzata con gli stessi mezzi. 
Per quanto riguarda la modalità di stesura del colore, si ricorda come la più antica tradizione dei madonnari preveda l’utilizzo dello sfumato, ovvero l’impiego di una serie di delicati passaggi di cromia realizzati con la stesura delle varie tonalità di pastelli colorati. Lo sfumato è una tecnica difficile che mette a dura prova i polpastrelli degli artisti ma che, tuttavia, rende un effetto di grande morbidezza. Negli anni Ottanta la nuova generazione di pittori, formatasi nelle scuole d’arte e nelle accademie, sperimenta nuove tecniche come il tratteggio, secondo il principio della pittura divisionista, ovvero i trattini colorati dei gessetti si “ricompongono” nell’occhio dello spettatore creando cromie molto incisive e un effetto molto vicino alla sensibilità contemporanea.
Negli ultimi anni i maestri dei gessetti amano molto miscelare sfumato e tratteggio con una particolare capacità di rendere le cromie molto accese e aranciate. Un contrasto che si combina perfettamente con la base scura dell’asfalto e che risulta molto ad effetto. Non mancano poi i pittori audaci che propongono anche dei monocromi, particolarmente difficili da rendere.
Per quanto riguarda la costruzione prospettica dei dipinti si osserva che, a partire dagli anni Ottanta, ha avuto molto fortuna l'applicazione dell'anamorfosi, ovvero una tecnica che permette di dare profondità ed effetto tridimensionale ai dipinti.

La trasmissione del sapere, i modelli e i temi 
Dal punto di vista della tecnica la pittura dei madonnari si sta sempre più specializzando anche grazie al confronto tra artisti e alla trasmissione del sapere, che avviene attraverso le scuole del gessetto organizzate per i ragazzi e per gli adulti (In questi anni sono stati organizzati diversi corsi , da ultimo, si ricordano le due edizioni della Scuola d'Arte Madonnara di Grazie, organizzate da Comune, Pro Loco e Centro Italiano Madonnari) ma anche con le numerose manifestazioni che, durante tutto l’arco dell’anno, sono organizzate nelle piazze italiane. Particolarmente significativi per quanto riguarda lo scambio e la condivisione tra gli artisti del gessetto sono i festival internazionali, organizzati soprattutto in Europa e in America (Stati Uniti e Messico in particolare).  

Se nelle manifestazioni internazionali non è richiesto lo sviluppo del tema sacro, ciò che invece caratterizza Grazie passa anche attraverso i temi affrontati che, da regolamento, sono espressione della tradizione sacra cristiana, senza che questo escluda le ispirazioni tratte dall’attualità. Sono queste ultime scelte che si combinano spesso con una pittura di gusto fotografico e si ricorda che il primo ad operare in tale senso è stato lo spagnolo Fernando Villaroya, che negli anni Ottanta ha saputo coniugare la riproduzione in bianco e nero di drammatiche foto di reportage con i colori dei soggetti sacri.
Tra gli esempi di pittura originale, creativa e sempre ispirata al contesto folclorico e naturalistico e alle persone di Grazie, una menzione particolare va a una figura carismatica come quella di Toto De Angelis, detto “Straccetto”, generoso artista dai mille colori recentemente scomparso, che ha saputo diventare uno dei simboli più amati del concorso di Grazie (Per il profilo di questo artista si rimanda alla sua autobiografia: T. de Angelis, Io Straccetto artista di strada, a cura di A. dall'Acqua, Sometti, Mantova  2012).
Ma a chi si ispira l'arte dei madonnari? Senza dubbi un tempo tra gli autori maggiormente copiati vi era Raffaello, in seguito si è vista una stagione da una parte molto “caravaggesca” e dall'altra con riferimenti a una ripresa del Manierismo (con il movimento artistico che in Andrea Mariano Bottoli ha trovato il suo esponente più colto, capace di dare vita a iconografie originali, raffinate e profondissime anche dal punto di vista teologico). Più recentemente le ispirazioni attingono anche all’Ottocento romantico e non mancano mai alcuni riferimenti ai fatti di attualità, da leggersi in una dimensione di invocazione e di preghiera. Non sono neppure mancate anche alcune performance (memorabile quella dell’artista che, una volta concluso il suo lavoro, si è cosparso il corpo di argilla e ha imitato la posa del trofeo bronzeo dei madonnari) che hanno agito sull'aspetto spettacolare della manifestazioni. Su queste e altre suggestioni si muoveranno le nuove sfide del concorso, tesoro della tradizione e, al tempo stesso, specchio di un mondo che, pur essendo in veloce movimento, non può che abbandonarsi alle emozioni che i madonnari, con la sola forza della loro passione e del loro sacrificio, riescono ancora a comunicare.

Il Centro Italiano Madonnari e il Museo dei Madonnari: conservare l'effimero
Nella storia dell'Incontro di Grazie, a partire dal 1998, è attivo il Centro Italiano Madonnari, ovvero un'associazione di volontariato che promuove, divulga e perpetua l'Incontro Nazionale Madonnari di Grazie, incentiva i giovani pittori, conserva la memoria storica del concorso e pubblicizza l'attività dei pittori dell'asfalto (Si specifica che, come indicato nell'art. 14 dello Statuto del CIM, «l'assunzione della gestione finanziaria della manifestazione denominata Incontro Nazionale dei Madonnari, del museo dei Madonnari, della scuola di gessetto nonché di tutte le altre manifestazioni che l'ente CIM promuove, è a carico dell'associazione Pro Loco di Curtatone»). In questo senso è pertanto fondamentale potenziare l'operazione culturale svolta dal Museo dei Madonnari di Grazie, che ha sede tra il piazzale del santuario e la piazzetta della Madonna della Neve. Si tratta di un museo per sua stessa natura sempre in divenire, dove la conservazione di questa particolare arte di strada è garantita dalla raccolta di alcuni pannelli dipinti a gessetto, da tavolette realizzate con terra battuta (memoria di quando non era ancora impiegato l'asfalto), dalla documentazione raccolta e schedata (foto, locandine, pubblicazioni specifiche, video, bozzetti...). La fruizione è rivolta sia a un ampio pubblico sia a quanti si avvicinano a quest'arte con un approccio storico, artistico e critico. Questa sfida continua di conservare e tramandare un'arte effimera, in una sola apparente contraddizione in termini, apre scenari importanti, legati anche alla didattica museale e alla promozione rivolta ai pellegrini e ai turisti... ma questa è un'altra avventura, per molti versi ancora da scrivere ma già ricca di premesse importanti, alla quale si auspica di potere lavorare con sempre maggiori energie nei prossimi anni.