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L'arte Madonnara a Grazie

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Paola Artoni - Direttrice - Museo dei Madonnari
Se dovessimo contestualizzare l'arte madonnara nel mondo dell'arte contemporanea dovremmo collocarla nella street art, un'arte che ha un diretto contatto col pubblico, che non ha mediazioni e quindi è di immediata percezione. Le emozioni che si scambiano nel momento in cui l'artista è all'opera fanno parte di una performance in cui il pubblico è esso stesso protagonista, chiamato, catturato da questo evolversi della pittura che nasce, cresce e finisce. Tutti sappiamo che quel momento è destinato a essere unico e irripetibile, così come l'opera sarà destinata ad essere perduta. Non è destinata al mercato quindi, è qualcosa che è slegato, è qualcosa di fisico e di perfettamente comprensibile da ogni generazione.
Sono semplicemente gessetti, strumenti semplicissimi che conosciamo fin da bambini per averli usati sulle lavagne, ma in realtà questi piccoli strumenti, questa polvere colorata, diventa un sogno.
Il legame di Madonnari con Grazie risale al 1973, l'anno in cui pochi sparuti rappresentanti di quest'antica arte si raccolgono sul sagrato. Da quel momento nasce un amore che dura fino a oggi, anno per anno, questo è il luogo in cui i Madonnari si raccolgono. È come se riconoscessero che a Grazie c'è la loro casa. All'inizio erano solamente italiani, adesso arrivano da tutte le parti del mondo. Sono popoli, nazioni che riconoscono a Grazie come una casa del mondo, una piazza del mondo.
Il sagrato su cui dipingono i Madonnari è un altro santuario, o meglio è uno specchio di esso. All'interno del santuario c'è un'icona, la Madonna con il bambino, la madre di Dio della tenerezza. Quell'immagine è presente da sempre nelle opere dei Madonnari, che hanno nella radice del loro nome proprio l'omaggio alla Vergine. E allo stesso modo questo santuario ha all'interno delle opere d'arte effimere, che non sono destinate a durare nel tempo ed erano replicate e rifatte almeno ogni dieci anni, così ci dicono i documenti.
L'arte dei Madonnari quindi è sacra, come l'interno del santuario, è popolare, perché anche il santuario è luogo di devozione e di raccolta del popolo, ed è effimera, qualcosa che non è destinato a durare, ma il tempo è qualcosa di relativo, ciò che resta è la preghiera.
Purtroppo i Madonnari quest'anno non possono essere presenti fisicamente sul sagrato di Grazie, ma hanno voluto, fortemente voluto, dare un segno e questo segno è rappresentato da dodici di loro, dodici maestri che hanno lavorato ciascuno nel proprio studio, ma che hanno realizzato un'opera collettiva, un'opera collettiva che si ricongiunge idealmente e che viene a creare, tassello dopo tassello, una polifonia pittorica. Quindi i Madonnari hanno un sagrato, che non è quello concreto, ma è un sagrato, una piazza del mondo virtuale.
A Grazie si compie di nuovo quel miracolo che è arte, che è tempo e che è effimero e viene consegnato al futuro, con grande speranza.
L’arte Madonnara è una forma di street art unica, capace di entrare in diretto contatto con il pubblico: un’arte di immediata percezione, effimera e irripetibile, in cui ogni spettatore diventa protagonista della performance. Con semplici gessetti colorati, gli artisti trasformano il sagrato del Santuario delle Grazie in un luogo di emozione, devozione e creatività, regalando opere destinate a scomparire, ma che restano vive nella memoria e nella preghiera di chi le osserva.

Il legame tra i Madonnari e Grazie nasce nel 1973, anno del primo raduno sul sagrato del santuario, e da allora questo borgo è diventato la loro “casa”. Artisti da tutta Italia e dal mondo si ritrovano qui ogni anno per rendere omaggio alla Vergine Maria, cui il loro stesso nome è dedicato. Il sagrato diventa così uno specchio del santuario: le opere effimere riflettono l’icona della Madonna con il Bambino, fondendo sacralità, devozione popolare e arte.

Anche quando i Madonnari non possono essere presenti fisicamente, la loro arte continua a vivere: dodici maestri hanno realizzato opere nei loro studi, creando un mosaico collettivo che ricongiunge idealmente il sagrato di Grazie, trasformandolo in una piazza del mondo virtuale. Così, a Grazie, il miracolo dell’arte effimera si rinnova, consegnando al futuro bellezza, spiritualità e speranza.